Una nuova saga: Rebel Queen [9° Regno]

Buongiorno!

Questa mattina sono un po’ più in ritardo del solito, scusate, ma è arrivato l’inverno e ho fatto un po’ fatica a mettermi al lavoro… Ora, però, sono pronta a portarvi di nuovo nel mondo di  Rebel Queen (come sempre, il link vi porta ai post precedenti)!

Oh mamma! Oggi è l’ultimo regno che resta da scoprire! La terra contesa da Vestalia e Dres: il Regno di Eris!

Uno dei più vasti (si contende il primato con Ventis) tra i regni, quello di Eris era, prima della guerra, e sta ritornando a essere, dopo dodici anni di governo da parte di Dres, anche uno tra i più ricchi, con floridi scambi commerciali verso i suoi alleati e in parte verso i regni di Shile e Ventis. A rendere Eris famoso è la produzione di stoffe di ogni genere e soprattutto di altissima qualità, con la particolare commessa che fa del regno il solo fornitore di vesti per i Gran Sacerdoti dei diversi Templi Sacri.
Composto maggiormente da territori pianeggianti, cosparsi di villaggi di piccole e medie dimensioni, e da una fitta rete boschiva a est e a ovest di confini, il regno dopo la conquista annovera solo un’altra grande città dopo la capitale: Krias, città della sapienza per metà distrutta e adibita a centro di formazione dei nobili e dei generali di Dres. Di Samaris, la città-forziere dei precedenti sovrani, non restano che poche rovine, poiché venne fatta esplodere per evitare che i depositi di denaro e gioielli fossero requisiti durante la guerra.
Benché il dominio di Dres sia accettato dalla maggior parte della popolazione erisea, un gruppo di ribelli si è mobilitato per opporsi a colui che chiamano l’Usurpatore, in nome della vera sovrana Vestalia. Questo porta a numerosi scontri e rappresaglie in tutto il territorio, destabilizzando il controllo politico soprattutto nei centri più piccoli e più poveri del regno.
Se l’economia si sta riprendendo, i suoi effetti, tuttavia, sono più evidenti nella capitale e, in misura minore, a Krias, mentre la maggior parte dei cittadini erisei vive in stato di ingerenza.
A Eris, come in ogni altra capitale, si svolgono tutte le principali attività di governo e commerciali, nonché le funzioni dedicate alla dea Liodres, cui è fedele Dres, nel Tempio Sacro annesso al palazzo reale. A regnare è Dres ‘Na II, originario di Sangris (ora O’ti Dres), che ha conquistato il regno e la corona dodici anni prima, mentre suo figlio, Ordres ‘Na, ricopre la carica di Assiminai, di Testa-rossa, l’assassino invisibile agli ordini del re.

E con questo abbiamo finito il giro alla scoperta dei nove regni che compongono i mondo di Vestalia! Spero vi sia piaciuto e se avete domande, o curiosità, chiedetemi pure 😊

Buon weekend
Federica 💋

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Redhead

Buonasera 😊

Questo racconto partecipa al “Gioco di Aven“, una challenge di scrittura collegata a Raynor’s Hall! Il tema era “Testarossa”. Spero vi piaccia 😊

Le labbra del suo avversario si aprirono in un ghigno sadico.
Il ragazzo si pulì la bocca, sputando sangue nell’arena come le decine di pretendenti che prima di lui vi erano caduti. Le costole gli dolevano per i colpi ricevuti, un brutto taglio sanguinava sullo zigomo; era malconcio dopo soli pochi minuti.
Aveva sfidato la sorte, saltando giù dagli spalti con le urla del suo maestro d’armi nelle orecchie a ordinargli di non farlo. Disobbedire a un ordine diretto significava essere puniti ma il suo re stava guardando il contendente appena abbattuto con lo sguardo sprezzante di chi riconosceva la debolezza e la disprezzava; poi gli occhi del suo sovrano si erano posati su di lui e si era sentito marchiare a fuoco. In quell’istante aveva preso una decisione: nessuno lo avrebbe mai più guardato in quel modo, né il re, né nessun altro.
Il combattimento a mani nude era impari. Il gigante davanti a lui apparteneva alla Legione Nera, l’ordine più letale del regno, mentre lui non raggiungeva nemmeno le sue spalle. Era più basso, esile, ancora nell’età dello sviluppo, e non altrettanto forte; però era giovane, veloce e, soprattutto, furbo. L’astuzia era la sua arma migliore e l’avrebbe sfruttata a suo vantaggio.
Il soldato ululò e il pubblico sugli spalti scoppiò in risposta, acclamando il campione. Ma il ragazzo non smise di osservarlo, di controllare i suoi movimenti e fu allora che vide ciò che cercava. Uno spiraglio.
Iniziò a correre, diretto verso il nemico, e ad un passo dall’essere afferrato si lasciò scivolare sulla sabbia, tra le gambe tozze e in movimento dell’altro. Quando gli fu alle spalle, piazzò un calcio ben assestato nell’incavo delle sue ginocchia. L’omone cadde e il ragazzo gli fu addosso, usando se stesso come leva per farlo sbattere in avanti, la faccia affondata nella sabbia putrida.
Ogni articolazione scricchiolò quando gli avvolse un ginocchio attorno alla gola ma non esistette dolore capace di farlo desistere; strinse la morsa attorno a quella trachea spessa come una sua coscia e lo costrinse a terra con tutto il peso del suo corpo. La schiena sotto di sé sgroppava, un cavallo restio a lasciarsi domare, e gocce di sudore gli appannavano la vista. Era giunto al limite delle sue forze. Ma non mollò mai la presa.
Poi il soldato della Legione Nera si rilassò. Smise di opporsi, la gamba del ragazzo che adesso stringeva senza più alcuna resistenza da parte dell’avversario. Era svenuto e lui poteva anche alzarsi, ritirarsi come vincitore pur risparmiando quella vita. Tuttavia le regole dell’arena erano chiare: due contendenti, un solo sopravvissuto.
Conosceva i rischi della disobbedienza ma quando alzò la testa per annunciare la sua decisione, vide che il re lo stava ancora guardando. Quegli occhi riconobbero in lui una debolezza e lo disprezzarono per quello. Così il ragazzo mantenne la presa, non lasciò andare il suo nemico nemmeno una volta nei lunghi minuti che la vita impiegò ad abbandonare quel corpo. Gli occhi del giovane rimasero fissi in quelli del suo sovrano per tutto il tempo, una muta sfida che si concluse con un cenno compiaciuto dell’uomo più anziano.
Quando alla fine il collo si spezzò con un tocco sordo, solo il ragazzo poté sentire quel suono. Si propagò nel suo corpo e decimò ciò che ancora restava della sua umanità. Alzandosi da vincitore, gli spalti lo acclamarono a gran voce con il suo nuovo titolo.
Redhead. Redhead.
Testa-rossa.
Era entrato nell’arena come ragazzo e ne era uscito da assassino. Prima era un semplice principe, ora era anche la mano armata invisibile del suo sovrano. Era Testa-rossa, da quel giorno e per sempre.
L’unico erede al trono del regno di Dres ne era appena diventato anche il più spietato omicida.