Siamo di nuovo arrivati a venerdì e, come di consueto, vi aspetta una segnalazione librosa 😊
Titolo Prigioniera Libera 2.0 Autore Anna Dari Editore PubMe Collana Policromia Anno 2020 Genere Poesia, autobiografia
Formato Carteceo (20€) ~ Digitale (2,99€)
Pagine 122 Acquisto Amazon
Diplomata in Pianoforte presso il Conservatorio “A.Vivaldi” di Alessandria, Anna Sfregola, in arte Anna Dari, nata ad Ascoli Piceno il 27 aprile 1963 da genitori pugliesi, dopo una iniziale attività concertistica interrompe per lunghi diciotto anni tale attività dedicandosi esclusivamente e attivamente all’insegnamento. Appassionata di musica jazz, insegue per molti anni il sogno di improvvisare al pianoforte, finché un giorno, nel luglio 2007, a causa di un profondo stato depressivo per sofferte situazioni familiari, si avvicina al pianoforte e finalmente uno squarcio nella sua mente: nasce così il primo brano, “Broken heart” (Cuore in frantumi), dall’evidente sapore blues. E da “Broken heart”, misteriosamente arrivano pian piano tutti gli altri brani finora composti, tutti a mente ed eseguiti con grande consenso di pubblico e di critica in varie città italiane, tra cui il prestigioso LikeComoFestival. Contemporaneamente, scrive nel 2008 una Raccolta di poesie dal provvisorio titolo “Suoni e Colori dell’anima” che vedrà la luce solo nel 2019 con la pubblicazione della prima versione del libro “Prigioniera Libera” che riceve una Menzione al Concorso Salvatore Quasimodo. L’11 gennaio del 2020 una delle sue ultime composizioni pianistiche dal titolo “Assolo” riceve il Primo Premio del Concorso Internazionale Salvatore Quasimodo sez. Music. Il libro in questa seconda versione, “Prigioniera Libera 2.0”, racconta, tra narrazione e poesia, dodici anni del viaggio umano e artistico della scrittrice, legati al tunnel della depressione e alla possibilità del suo superamento, non solo attraverso il supporto farmacologico e psicologico, ma anche e soprattutto attraverso la creazione artistica, e di questo ne vuole essere forte testimonianza, come lo psichiatra Giuseppe Tavormina ben spiega nella sua preziosa Prefazione.
Questo weekend cercherò di recuperare un po’ di letture arretrate… Voi, invece? Avete tra le mani qualche libro interessante?
Visto che la quarantena continua, io vado avanti a segnalarvi libri da leggere!
Titolo Gli orari del cuore Autore Stefano Labbia Editore Editrice Leonida Anno 2016 Genere Raccolta di poesie
Formato Cartaceo
Pagine 122 Acquisto Amazon
Prima raccolta di liriche del giovane scrittore, classe 1984, di origine brasiliana ma nato nella Capitale d’Italia, contiene poesie da lui composte tra l’adolescenza e la maturità. Amore, satira politica, vita e città che hanno avuto un’importanza nella crescita dell’autore, si intrecciano in maniera perfetta e vengon da lui così soavemente descritte da risultare profonde e vivide agli occhi di chi legge.
L’autore
Stefano Labbia, classe 1984, è un giovane autore italiano di origine brasiliana, Founder e CEO de Black Robot Entertainment, casa di produzione e management agency di prodotti audiovisivi inglese e Black Robot Publishing, casa editrice inglese. Nato nella Capitale d’Italia, ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, “Gli Orari del Cuore” nel 2016 per Casa Editrice Leonida. Nel 2017 ha dato alle stampe la sua seconda silloge poetica dal titolo “I Giardini Incantati” (Talos Edizioni) ed il suo primo romanzo “Piccole Vite Infelici” (Elison Publishing – ebook) vincitore del Premio Elison 2017 come miglior romanzo inedito. Nel 2018 “Piccole Vite Infelici” è stato pubblicato in versione cartacea da Maurizio Vetri Editore. L’autore nello stesso anno ha pubblicato inoltre una raccolta di racconti, “Bingo Bongo & altre storie” (Il Faggio Edizioni – ebook). Nel 2019 è stata pubblicata la sua terza raccolta poetica dal titolo “Vivo!!!” (Tempra Edizioni) e la sua prima graphic novel per LFA Publisher dal titolo “Killer Loop’S” volume uno.
Buongiorno 😊 Oggi è il 1 Aprile!! I mesi passano davvero in fretta e anche se oggi ci starebbe un classico pesce d’Aprile, vi propongo la mia prima recensione su una raccolta di poesie. Oggi sono super seria perché l’autore ha messo in queste poesie una parte di sé e i ricordi di un’esperienza davvero senza eguali.
Info
Titolo INDIA – Complice il silenzio Autore Luca Buonaguidi Editore: Italic Pequod Anno 2015 Genere Racconto di viaggio, poesia Pagine 68 Prezzo 10€ Link Italic Pequod
Trama
India – Complice il silenzio è un diario di viaggio in versi, la testimonianza di un’esperienza – come la chiamava Moravia, “l’esperienza dell’India” –, un viaggio di cinque mesi compiuto nel 2013 da Luca Buonaguidi, da solo e via terra attraverso Sri Lanka, India, Bhutan, Nepal, Tibet e Kashmir. Un incontro tra la letteratura di viaggio e la poesia, in cui i versi si offrono al servizio della geografia dell’India e dell’anima e viaggiano con l’autore attraverso il subcontinente indiano. Nicolas Bouvier ha scritto: “se non si lascia al viaggio il diritto di distruggerci un po’ tanto vale restare a casa”. Così il sottotitolo – Complice il silenzio – allude a una voce poetica fievole, dimessa e impermanente come l’India che osserva, immersa nel fascino eterno di culture abitate dal primordiale, cui l’autore ha posto il verso a cassa di consonanza di senso e, appunto, silenzio: ora un silenzio affine a ciò che San Giovanni della Croce descrive come “distacco interno da tutte le cose”, ora un risveglio “da questo sogno di separatezza” cui alludono le Upaniṣad. All’interno dell’opera alcune fotografie del viaggio concorrono nel restituire “un’idea dell’India”; a chiudere il volume una lettera di Giulia Niccolai all’autore, sul libro e sull’esperienza dell’India e della poesia.
Parere
Ho iniziato India – Complice il silenzio con timore, devo ammetterlo. Ho sempre visto le poesie come qualcosa di troppo personale per essere giudicate da altri. Una poesia è qualcosa che nasce dentro di noi, magari dettata da particolari esperienze di vita, e ho sempre l’impressione che, a un lettore esterno, ciò che noi creiamo possa dire tutto e niente. Il mio timore nasceva da quest’idea e dalla possibilità (estremamente probabile) di non essere affatto capace di cogliere i significati, le sensazioni e le emozioni che l’autore, il poeta, ha racchiuso in questi versi. Sapete, quando si parte con una convinzione a volte è difficile perderla. Fortunatamente non è stato così con India – Complice il silenzio!
Ammetto subito la mia incapacità, certe volte, di cogliere lo spirito trasmesso da alcune delle poesie, forse perché chiamano in causa esperienze e situazioni uniche che Luca Buonaguidi ha vissuto visitando l’India. Trattano di momenti che credo debbano far parte del proprio bagaglio personale per essere comprese in tutta la loro profondità e unicità; credo che solo chi si sia trovato di fronte a situazioni e paesaggi simili possa afferrarne la vera essenza, ma non per questo sono meno belle di altre. Io, con la mia ristretta esperienza da viaggiatrice, non riesco a cogliere la stessa India che l’autore ha visto con i propri occhi e è un peccato.
Ma quest’opera non racconta solo l’India. Molte poesie, infatti, non sono un viaggio in un Paese straniero che forse non visiteremo, ma dentro la psiche dell’autore e, di riflesso, un po’ anche dentro noi stessi. È in queste poesie che ho potuto apprezzare di più l’intera opera, perché nelle riflessioni ho riconosciuto un po’ di me stessa.
Quello che posso dirvi, evitando commenti a stile e quant’altro perché è un terreno che non mi arrischio a percorrere, è che India – Complice il silenzio è un libro di poesie che racconta di un duplice viaggio nel quale ci si sente direttamente coinvolti. Questo accade sia grazie alle fotografie che accompagnano le poesie, capaci di regalare frammenti ulteriori dell’India, ma anche grazie alla condivisione di sensazioni che, nella vita, forse abbiamo provato tutti.
Voto
È la prima volta che mi occupo di poesie e sinceramente non mi sento abbastanza esperta per farlo. Spero comunque che le mie impressioni vi abbiano permesso di capire un po’ di più di cosa tratta e come è espresso. Ditemi voi 😅
Buon Lunedì e ben ritrovati per un nuovo appuntamento di Potrebbe piovere!
La rubrica filmosa oggi si occupa di un personaggio ottocentesco spesso sottovalutato e sicuramente snobbato dalla maggior parte degli studenti: il Conte Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi!
Locandina
Informazioni generali
Titolo: Il giovane favoloso Regia: Mario Martone Anno: 2014 Genere: Biografico, storico Lingua: Italiano Paese di produzione: Italia Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita Di Majo
Trama
Il film racconta la vita Giacomo Leopardi, partendo dalla sua giovinezza, trascorsa a Recanati nello studio di Latino, Greco, Ebraico, Aramaico e Inglese nella ricca biblioteca costruita dal padre. Giacomo, uno spirito inquieto, inizia a scrivere i primi componimenti, scontrandosi con l’opinione di due genitori troppo legati alle convenzioni e alle tradizione. Nel 1820 la svolta: Giacomo diviene libero di viaggiare per l’Italia, scoprendone le idee, i luoghi e gli artisti, fino al 1837, anno in cui muore durante il soggiorno a Napoli.
Cast
Elio Germano: Giacomo Leopardi
Edoardo Natoli: Carlo Leopardi
Isabella Ragonese: Paolina Leopardi
Federica De Cola: Paolina Ranieri
Michele Riondino: Antonio Ranieri
Massimo Popolizio: Monaldo Leopardi
Anna Mouglalis: Fanny Targioni Tozzetti
Valerio Binasco: Pietro Giordani
Paolo Graziosi: Carlo Antici
Trailer
Parere
Ho desiderato vedere questo film per tanto tempo, sin da prima della sua uscita, ma a causa di alcuni impegni è rimasto nel limbo dei “Lo guarderò” fino ad ora. Quando si desidera qualcosa per così tanto, poi le aspettative sono tante e le mie nei confronti di questo film rasentavano l’Everest delle aspettative. Le ha soddisfatte meravigliosamente! Questo nuovo ritratto di Giacomo Leopardi mi ha trasmesso di nuovo la voglia di leggere le sue poesie, perché ridona all’autore fossilizzato nei manuali di letteratura italiana la dimensione umana e reale che più gli è propria e che di diritto gli spetta. Martone scandisce la pellicola in due grandi periodi: “Sette anni di studio matto e disperatissimo”, dove seguiamo Giacomo, con la sorella Paolina e il fratello Carlo, lungo tutta quella fase di sviluppo e crescita interiore che lo porta a comporre le prime opere; e “Dieci anni dopo”, quando ritroviamo Leopardi l’autore affermato, che a Firenze intrattiene i veri rapporti con le altre menti importanti della sua epoca e dove inizia a maturare quel cambiamento nella sua poetica e nelle idee. Sono due periodi anche geograficamente distinti, perché il primo è interamente ambientato a Recanati, il luogo natio/la prigione, mentre il secondo vede Giacomo spostarsi, essenzialmente verso il Sud, fino a Napoli. Vero fattore di sorpresa è l’accostamento di brani moderni a una pellicola di carattere storico, ma è una scoperta che mi ha catturata invece di farmi storcere il naso. Erano perfetti per descrivere lo stato emotivo o per accompagnare un particolare momento nella vita di Leopardi. Sono anche serviti a staccare il poeta dalle pagine e a trasportarlo in carne e ossa nella modernità, perché sono convinta che, se fosse vissuto adesso, Leopardi si sarebbe rifugiato in testi e canzoni simili a quelle che sono state usate nel film. Le poesie ne Il giovane favoloso assumono finalmente il carattere che è loro proprio. Niente dichiarazioni in pompa magna o con un’enfasi fuori luogo, bensì la pacatezza di un animo assorto nella contemplazione e nella composizione poetica. Sono recitate nella loro interezza, mentre sotto gli occhi scorrono le immagini dei luoghi che Leopardi potrebbe davvero aver visto e ai quali potrebbe essersi ispirato, così da poter apprezzare il loro emergere dall’esperienza quotidiana. Questo fluire scandito dai moti dell’anima di Leopardi è dato dalla recitazione di Elio Germano, che incarna una versione umana e non solo letteraria del poeta che più esemplifica il lato meno realista del nostro Ottocento. In questo film ci troviamo di fronte Giacomo, non Leopardi, al quale viene restituita la sua dimensione emotiva e che ci coinvolge nelle proprie riflessioni, nella propria malinconia. Ciò che mi è piaciuto di più è che questo Giacomo non si lascia guardare con pietà. Non è a causa della sua cagionevole salute che ha sviluppato la proprio poetica, definita dagli altri “pessimista”, e nel rivendicare la propria autonomia lo dice chiaramente: “Non attribuite al mio stato quello che si deve al mio intelletto”. È un film completo, molto bello e che mette in luce la straordinaria attualità di Leopardi.
Voto
Bene, bene, bene 🙂 sono proprio soddisfatta di questo film! Se lo avete visto, sono tutta orecchie per i vostri commenti. Se, invece, dovete ancora vederlo, non aspettate oltre!
Viaggi, archeologia e fotografia sono le mie grandi passioni. Voglio condividere con voi foto, itinerari, esperienze di viaggio e la mia vita da futura archeologa.