Spider-Man: No Way Home [2021]

Buongiorno e buon lunedì!

Oggi si parte parlando di cinema e lo si fa con l’ultimo film di casa Marvel, Spider-Man: No Way Home!

Spider-Man: No Way Home - Film (2021)

Titolo
Spider-Man: No Way Home 
Regia
Jon Watts
Anno
2021
Genere
Azione, avventura, fantascienza
Lingua
Inglese
Paese di produzione
Stati Uniti d’America
Soggetto
Stan Lee & Steve Ditko
Sceneggiatura
Chris McKenna & Erik Sommers
Cast
Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch, Jacob Batalon, Jon Favreau, Jamie Foxx, Willem Dafoe, Alfred Molina, Benedict Wong, Tony Revolori, Marisa Tomei

Dopo che Mysterio ha rivelato la sua identità segreta di Spider-Man, la vita di Peter e delle persone che gli vogliono bene è diventata impossibile. Tra chi crede alla sua versione e chi invece gli dà dell’assassino, vive il suo ultimo anno di superiori come una specie di recluso, mentre la vita normale va avanti e lui cerca di vivere al meglio ogni istante di normalità che riesce a racimolare, compreso quando si tratta di decidere il proprio futuro e quale università frequentare insieme a MJ, diventata la sua ragazza, e Ned, l’amico di sempre.
Tuttavia ciò che gli è accaduto pregiudica non solo il suo futuro, ma anche quello di chi gli è vicino, e quando anche l’ultima università rifiuta le loro tre domande di iscrizione, l’idea di Peter è quella di chiedere aiuto a Stephen Strange, lui che forse potrebbe tornare indietro a prima che rivelasse la sua identità. Ma senza la gemma del tempo l’unica soluzione rimasta è quella di lanciare un incantesimo che agisca sulla memoria delle persone, un incantesimo a cui lo stregone supremo Wong è decisamente contrario. A Peter, però, non interessa che proprio tutti dimentichino la sua identità e continuare a modificare l’incantesimo di Strange con nuove richieste lo porta a perderne il controllo e scatena un vero pandemonio. Perché desiderare che chi già conosceva la sua identità non perda la memoria finisce per attirare in città ogni tipo di cattivo che Spider-Man ha mai affrontato, in qualsiasi universo sia esistita una versione del supereroe con i poteri di ragno.

In Spider-Man: No Way Home c’è veramente il tripudio di quello che è stato realizzato su questo personaggio a partire dai primi anni 2000, i vecchi villain dei film con Tobey Maguire e Andrew Garfield compaiono esattamente come sono stati lasciati alla fine dei film di cui facevano parte e anche se l’età si fa ovviamente sentire rispetto alle versioni originali, personalmente li ho trovati bene inseriti nel contesto di questo “nuovo” Spider-Man, in linea soprattutto con la mentalità e il carattere che ha il Peter Parker interpretato da Tom Holland, un supereroe comunque innocente e sempre positivo che cerca in ogni modo di salvare anche chi, nei film precedenti, non era esattamente salvabile.
Come già nei due film precedenti, questo Peter si dimostra sostanzialmente una persona buona, una persona che vuole in ogni modo aggiustare la situazione, grazie anche agli insegnamenti di zia Mei, e quando la soluzione di Strange è riportare i cattivi nell’universo da cui provengono proprio nel momento della loro fine, Spider-Man si ritrova a decidere di dare anche a loro una seconda possibilità, che la meritino oppure no, perché “si sono persi”, sono persone a cui non è più stata data la possibilità di ritrovare loro stessi e il proprio futuro.
È davvero un bel messaggio, considerati i tempi in cui viene proposto, soprattutto perché finalmente al terzo film viene proposto la frase canonica legata a Spider-Man, cioè “Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità”, che qui non sono solo le responsabilità di un vendicatore o un difensore, ma sono responsabilità sociali molto forti che portano Spider-Man a prendersi cura delle persone in modo completo.

Dopo una pandemia mondiale, un supereroe di cuore e attento ai bisogni di tutti credo sia una cosa molto bella da vedere. Com’è anche incredibilmente interessante tutto il filone che circonda il pretesto narrativo, cioè quel “Chi può ricordare la vera identità di Spider-Man”, e che porterà il film a svolte inaspettate.
Forse qualche spoiler è già uscito su i vari cameo che appaiono in questo film, tuttavia non voglio rovinarvi la sorpresa in caso ancora non lo sappiate. Vi posso dire soltanto che a livello di sorprese e di “ma guarda chi si vede” c’è davvero tanto di cui essere felici, anche perché può portare a sviluppi futuri niente male all’interno dell’universo Marvel. Di fondo, com’è logico, aiuta tanto il concetto di multiverso, che qui non è espresso in modo esorbitanti, ma comincia a prendere piede e permette di intravedere una marea di nuove possibilità, in primis per i personaggi di Tom Holland, Zendaya e Jacob Batalon, ma anche per tutti coloro che hanno fatto parte e fanno tutt’ora parti del mondo Marvel.

Adesso sono ancora più curiosa di vedere il prossimo film, vale a dire Doctor Strange nel Multiverso della Follia per capire dove porterà tutto il percolo (scampato) in questo film! Devo dire di essere già andata a vedere un po’ di teorie e anticipazioni proprio sul film e ho idea che ne vedremo delle belle!

Fatemi sapere se lo avete visto o se lo guarderete prossimamente.

Federica 💋

[Recensione] “Maria Branwell: La madre delle sorelle Brontë” di Maddalena De Leo

Buongiorno lettori e buon mercoledì!

Con la recensione di oggi vi porto in un omaggio impressionante alla figura che ha ispirato le opere delle sorelle Brontë, di Charlotte, in particolare, con Maria Branwell: La madre delle sorelle Brontë di Maddalena De Leo.

Grazie alla CE per la copia ARC del romanzo.

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Titolo
Maria Branwell: La madre delle sorelle Brontë
Autore
Maddalena De Leo
Editore
Vintage Editore
Pubblicazione
Novembre 2021
Genere
Storico
Formato

Cartaceo (16€) ~ Digitale (5,99€)
Pagine

146
Acquisto
Sito editore

Fu allora che la potente immaginazione di Charlotte Brontë, già autrice di Jane Eyre, iniziò il processo di creazione di un nuovo personaggio. Questa volta la protagonista della sua novella sarebbe stata sua madre, Maria Branwell, morta ormai da più di trent’anni, ma tornata a rivivere per lei attraverso quelle parole così vivide ancora impresse su pochi fogli consumati dal tempo. Lei, la sua unica figlia sopravvissuta, avrebbe scritto per Maria quello che doveva essere stato una sorta di diario personale ai tempi della sua vita in Cornovaglia e anche dopo, una volta sposata, nello Yorkshire; un resoconto annuale che avrebbe ricreato la giovane donna di allora con speranze e aspettative sconosciute a tutti e inghiottite per sempre dal tempo. 

Come si può conoscere una persona che ti ha dato la vita ma che è morta ancor prima di capirne il valore umano? È ciò che Charlotte Brontë si trova a immaginare quando il burbero padre le fa avere le lettere ricevute dalla sua promessa sposa, Maria Branwell, scomparsa da trent’anni per un cancro e provata dalle sei gravidanze avvenute in soli sette anni di matrimonio.
Come si può capire l’importanza della propria madre se si era troppo piccoli per ricordarla? Ma Charlotte resta sorpresa dalle lettere, dai caratteri dei suoi genitori difficili da credere reali, viste le differenze che nota in suo padre, tanto da decidere di rendere onore alla donna da lui tanto amata nel modo che più le viene facile: attraverso le parole e un finto diario vergato di suo pugno.

Per me tutto ciò che succede, nel bene e nel male, è degno di essere vissuto e qualunque esperienza è un arricchimento per la mia persona.

E per raccontare gioie, speranze e aspettative di una giovane donna indipendente e religiosa, l’espediente è tracciare un resoconto ogni 15 aprile, giorno del suo compleanno, di tutto ciò che è avvenuto nei dodici mesi precedenti, per testimoniare i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo in Maria e arrivare al momento in cui la sua vita ha preso la svolta che l’ha portata al matrimonio.
Si parte nel 1803, in cui compie vent’anni e trascorre un’esistenza felice e agiata, figlia di ricchi mercanti e avviata verso la buona società di Penzance, in Cornovaglia. Maria, buona e assennata, è attiva a livello sociale e per tutti i primi anni di appunti nel suo diario annuale si può leggere tutta la spensieratezza che, un po’ per la giovinezza e un po’ per il benessere economico, caratterizza questa giovane donna amante dei libri, delle feste e della vita perfetta che comunque conduce.
Ma il tempo porta con sé diverse difficoltà, ma la fiducia che nutre nelle scelte di Dio la porta a non vacillare ma a vedere il mondo in modo meno superficiale, più raccolto nella sfera famigliare della casa paterna dove vive con le sorelle.

Anche se i dolori si sono spesso alternati alle gioie, non posso dire di aver vissuto male i miei anni perché tutto ciò che sono ora lo devo alle esperienze del passato, belle o brutte che siano state. Finalmente non sono più sola.

Almeno finché la vita a Penzance non le diventa stretta, sempre uguale e che la spinge a cercare un cambiamento qualsiasi. Uno che la porta nel freddo Yorkshire, dove però la vita le riserva nuove sorprese imprevedibili. Tra conoscenze prima mai immaginate, ora per Maria arriva anche l’Amore travolgente nella figura del vicario di origini irlandesi Patrick Brontë, un uomo colto e affettuoso, anche se a volte dal carattere brusco, un aspetto che segnerà gli ultimi anni del loro matrimonio e la vita futura dei suoi figli.
Nei quasi nove anni scelti da Charlotte per raccontare l’evoluzione della figura della madre si assiste alla trasformazione della ragazza in donna, per poi diventare moglie e madre, con sempre meno tempo per sé stessa e bloccata da un fisico sempre più debole a causa delle continue gravidanze.
Nell’anniversario della sua morte (1821), Maddalena De Leo ci regala un ritratto incredibile della donna che, con la sua assenza, ha forgiato tre delle più famose e lette autrici britanniche, dando loro un esempio pur senza averlo fatto in modo diretto e presente.

Ma soprattutto Charlotte ripensava alla fiaba spezzata e sconosciuta di Maria Branwell, la giovane donna coraggiosa che si era inventata una vita diversa andando ad abitare per sempre  in una terra non sua perché aveva creduto con tutte le sue forze nell’amore.

In questa duplice ricostruzione storica, madre e figlia dialogano idealmente su chi erano e su ciò che hanno ottenuto nel corso della vita che entrambe hanno condiviso almeno per un breve periodo, nel tentativo di ricostruire la figura che, in modo diverso, appare nell’operato di tutte e tre le sorelle Brontë, il fantasma della madre che è tanto presente anche nella letteratura gotica in generale e che qui si fa invece carne e ossa, una persona vera e ancora capace di insegnare qualcosa.
Maria Branwell: La madre delle sorelle Brontë è una reinterpretazione accurata di una figura spesso dimenticata eppure fondamentale, una lettura che scorre veloce e apre gli occhi davanti a una vita che non era solo il fantasma delle eroine di Charlotte, Emily e Anne.

Un romanzo storico diverso dai miei soliti gusti ma decisamente interessante! Fatemi sapere se lo leggerete e, ovvio, se conoscevate questa parte della vita delle sorelle Brontë.

Federica 💋

[Recensione] “Il Mare Senza Stelle” di Erin Morgenstern

Buongiorno lettori e buon mercoledì!

Oggi vi propongo la recensione dell’ultimo libro rimasto per il My Libera Lo Scaffale dello scorso anno, cioè quella meraviglia che è Il Mare Senza Stelle di Erin Morgenstern!

il mare senza stelleTitolo
Il Mare Senza Stelle
Titolo originale
The Starless Sea
Autore
Erin Morgenstern
Traduzione
D. Rizzati
Editore
Fazi
Collana
LainYA

Pubblicazione
Luglio 2020
Genere
Fantasy, Young Adult
Formato

Cartaceo (18,50€) ~ Digitale (12,99€)
Pagine

618
Acquisto
Sito editore

Zachary Ezra Rawlins è uno studente del Vermont che un giorno trova un libro misterioso nascosto fra gli scaffali della biblioteca universitaria. Mentre lo sfoglia, affascinato da racconti di prigionieri disperati, collezionisti di chiavi e adepti senza nome, legge qualcosa di strano: fra quelle pagine è custodito un episodio della sua infanzia. È soltanto il primo di una lunga catena di enigmi. Una serie di indizi disseminati lungo il suo cammino – un’ape, una chiave, una spada – lo conduce a una festa in maschera a New York, poi in un club segreto e infine in un’antica libreria sotterranea. Là sotto trova ben più di un nascondiglio per i libri: ci sono città disperse e mari sterminati, amanti che fanno scivolare messaggi sotto le porte e attraverso il tempo, storie bisbigliate da ombre. C’è chi ha sacrificato tutto per proteggere questo regno ormai dimenticato, trattenendo sguardi e parole per preservare questo prezioso archivio, e chi invece mira alla sua distruzione. Insieme a Mirabel, un’impetuosa pittrice dai capelli rosa, e Dorian, un ragazzo attraente e raffinato, Zachary compie un viaggio in questo mondo magico, attraverso miti, favole e leggende, alla ricerca della verità sul misterioso libro. Ma scoprirà molto di più.
Preparatevi a solcare le pagine del Mare Senza Stelle, a perdervi in questo viaggio straordinario attraverso mondi inimmaginabili, che celebra il potere delle storie e l’amore per i libri. Finché il Mare Senza Stelle non scriverà l’ultima pagina.

Per coloro che provano nostalgia verso un luogo dove non sono mai stati.
Coloro che cercano anche se non sanno cosa (o dove) sia ciò che stanno cercando.
Coloro che cercano, troveranno. Le loro porte li stanno aspettando.

Zachary Ezra Rawlins studia videogiochi all’università, ama i libri, è figlio di una veggente e a undici anni ha quasi aperto una porta dipinta sul muro del vicolo dietro casa sua, una porta con un’ape, una spada e una chiave che lo avrebbe condotto in un luogo incredibile e impossibile.
Ma Zachary quella porta non l’ha mai aperta, nemmeno si ricordava di averla trovata, almeno finché non legge in un libro un racconto che, inspiegabilmente, vede al centro della narrazione proprio quel ragazzino di fronte a una porta dipinta sul muro. Il libro si intitola Dolci rimpianti, non ha un autore e non è stato inserito nell’elenco dei libri della biblioteca dove lui lo trova, un vero e proprio mistero letterario che lo porta in luoghi inesplorati, a una festa a New York e attraverso una porta dipinta su un ponte a Central Park, guidato da un uomo misterioso e attraente di nome Dorian e soccorso da Mirabel, una giovane donna dai capelli rosa.

«Raccontami una storia», gli dice.
Il pirata la accontenta.

La destinazione però è sempre e solo una: la Baia che porta al Mare Senza Stelle, con il suo Cuore, la Cucina, le stanze e la moltitudine di corridoio tutti invasi da libri e storie, che siano esse famose o mai raccontate, nuove o antiche, come quelle racchiuse in Dolci rimpianti, Desideri e favole e La ballata di Simon ed Eleanor, tre libri senza un autore che raccontano storie di amori tragici, di un pirata rinchiuso in prigione e liberato, di spade forgiate per uccidere re e di artisti che raccolgono chiavi o costruiscono storie in forme sempre nuove e diverse, ma in ognuna delle quali si può sempre ritrovare una metafora di qualcos’altro.
Ogni storia che Zachary legge racconta un’avventura e molto altro, racconta il mito dell’amore tragico nato tra Tempo e Fato e di come la Luna e il consiglio dei Gufi abbiano cercato di aiutarli o separarli per sempre, di come tutto, alla fine, cambi e giunga al termine, di come basti avere con sé la chiave giusta per giungervi.

«No, sono tutte diverse. Però hanno degli elementi simili. Tutte le storie li hanno, a prescindere dalla forma che assumono. Prima c’era qualcosa, poi qualcosa è cambiato. Dopo tutto, il cambiamento è l’essenza di una storia».

Un libro che contiene tantissime altre storie, narrazioni parallele che si alternano di capitolo in capitolo e portano all’attenzione del lettore un prisma sfaccettato nel quale lui stesso partecipa, perché ricostruisce un filo logico capace di unire personaggi ed eventi diversi, tanto nella loro collocazione temporale quanto fisica, all’interno dei frammenti e dei volumi che rappresentano i capitoli di Il Mare Senza Stelle. La storia creata da Erin Morgenstern è un collage geniale di piccoli eventi disgiunti che, se messi insieme in modo corretto, permettono al lettore di diventare parte integrante della misteriosa quest di Zachary.
Ed è proprio una quest questo libro, come quelle dei videogiochi di simulazione, una in cui il protagonista si ritrova a compiere scelte diverse per rintracciare il segreto nascosto dentro la Baia del Mare Senza Stelle, un mare – se poi è realmente tale – che non gli è dato vedere, che Zachary (e noi) è arrivato troppo tardi per vedere e ammirare, un mare e una Baia che forse spetta a lui e Dorian salvare. Sempre che sia possibile.

Ma non è qui che finisce la loro storia.
La loro storia è soltanto all’inizio.
E nessuna storia finisce per davvero finché c’è qualcuno a raccontarla.

Per la prima volta dopo tanto tempo faccio fatica a comprendere la totale portata di un libro, perché Il Mare Senza Stelle è molto più di un insieme di pagine rilegate all’interno di una copertina e solo in parte mi ha permesso di afferrare tutti i suoi significati, un volume che è anche una metafora sfaccettata tanto quanto lo sono le storie contenute al suo interno, le implicazioni dei suoi personaggi e delle loro scelte, delle conseguenze che queste hanno tanto sulla storia quanto sul lettore che vi prende parte, che ne è parte perché chiamato direttamente in causa quando la fine si avvicina, sia in termini di narrazione che di pagine.
Posso dirvi che ho amato questo libro, ne ho adorato ogni singola parte e ogni storia; ho adorato come queste si incastrano tra di loro e come possono benissimo essere lette singolarmente, ristando dei racconti completi dall’inizio alla fine pur essendo parte di qualcosa di più grande. Ogni suo personaggio è memorabile e non può essere raccontato da solo, perché si muove in una danza singola e di gruppo capace di lasciare ogni volta senza parole. Faccio fatica a dirvi un motivo preciso per cui mi è piaciuto, davvero non mi riesco a nominarne uno.
Va semplicemente letto.Cinque su cinque e lode, perché è un libro che la merita, così come la sua autrice, che già mi ha stregata con Il circo della notte e qui si è conquistata un pezzo della mia anima!

È da leggere, assolutamente!

Federica 💋

Venom – La furia di Carnage [2021]

Buongiorno 😊

Questa settimana parte con un giorno di ritardo e vi porto (metaforicamente) al cinema, per vedere Venom – La furia di Carnage, il secondo capitolo del simbionte alieno “supereroico”.

Titolo
Venom – La furia di Carnage
Titolo originale
Venom: Let There Be Carnage

Regia
Andy Serkis
Anno
2021
Genere
Azione, fantascienza, thriller
Lingua
Inglese

Paese di produzione
Stati Uniti d’America
Soggetto
David Michelinie & Todd McFarlane (fumetti), Kelly Marcel & Tom Hardy (storia)
Sceneggiatura
Kelly Marcel
Cast
Tom Hardy, Woody Harrelson, Michelle Williams, Reid Scott, Naomie Harris, Stephen Graham

Dopo aver salvato la città da un’invasone di simbionti alieni, ed essersi tenuto il suo simbionte personale Venom, il giornalista sempre sul filo della disoccupazione Eddie Brock viene scelto dal pluriomicida Cletus Kasady per un’intervista visto che gli è appena stata risparmiata la condanna a morte per mancanza di prove schiaccianti, un’intervista durante la quale è la mente super evoluta di Venom a scoprire un dettaglio fondamentale.
Sui disegni nella cella di Kasady è infatti indicato il luogo segreto in cui sono stati nascosti i cadaveri di tutte le sue vittime ed è grazie a un articolo di Eddie se vengono ritrovati e Kasady condannato di nuovo alla pena capitale, lui che è da sempre stato uno psicopatico omicida, sin da bambino. Ma, invitato proprio da Kasady per assistere alla sua esecuzione, Venom si lascia sopraffare dalle provocazioni del pezzo e finisce per fare avvicinare Eddie alla cella, dove Cletus lo morde, scoprendo il suo segreto, cioè la presenza del simbionte e, grazie al liquido per l’esecuzione, generandone uno a sua volta: Carnage, simbionte rosso assetato di sangue, quello di Venom.
In una lotta dove è colpa dell’eroe se si genera il super cattivo, Venom – La furia di Carnage è un film dove l’aspetto dark del personaggio dei fumetti, quel vendicatore oscuro che è il Venom accoppiato a Eddie, resta una versione comica e fallimentare del personaggio stesso, come se addomesticare un alieno mangia-cervelli fosse possibile, prima di tutto, e, in secondo luogo, fosse anche un processo divertente nel mentre, in cui è l’alieno super forte e non l’umano ad adattarsi alla simbiosi e a costruire un nuovo equilibrio dove sono proprio loro due, Eddie e Venom, i due incastri perfetti di un mini puzzle che, altrimenti, non può funzionare.
È un film in cui dei tasselli, come le origini della “dolce” metà di Kasady, mancano e non sono nemmeno presi in considerazione di sfuggita se non in relazione alla vita dell’antagonista e come pretesti per far seguire alla trama un certo percorso. Un film in cui il carattere autodistruttivo di Eddie e la sua tendenza a sabotare sé stesso e gli altri, soprattutto la relazione romantica con Anne (l’ex che tutt’ora ama e che Venom apprezza tanto da voler mangiare il suo fidanzato), rende il tutto ancor più difficile perché non dà un vero e proprio arco narrativo ed evolutivo di Eddie, né ad Anne, donna che comunque finisce per essere presa di mira da Kasady e signora per indurlo allo scontro finale, come se non servisse ad altro… Per non parlare del super cattivo, un pluriomicida disadattato la cui ragione di vita risiede nel trovare altri disadattati per formare dei legami, categoria in cui è – a ragione – incluso anche il super “eroe”.
A dare un po’ di aria al tutto, ma lo fa perché toglie pesantezza e quell’alone depressivo che segue la vita del protagonista, è l’aspetto comico/divertente che si instaura nei dialoghi e nelle interazioni proprio tra Eddie e Venom, che appaiono quasi una vecchia coppia di coniugi in crisi e che fanno terapia di coppia mentre affrontano Kasady e Carnage, altra coppia in crisi, una ben più nera di Eddie/Venom.
Insomma, un film che avrebbe potuto dare di più, sotto tanti aspetti.

Il primo è stato di certo migliore come film, ma adesso che la Marvel ha reso ufficiale i crossover grazie al multiverso chissà cosa succederà a Eddie/Venom! Voi che dite? Avete visto il film? Impressioni?

Federica 💋

[Recensione] “Il trono senza re” di Bernard Cornwell

Buongiorno 😊

Avrei voluto pubblicare ieri la recensione ma le feste mi hanno un po’ rallentata! Accidenti proprio adesso che la storia di Uhtred di Bebbanburg arriva a un punto di svolta. Comunque, oggi vi porto scoprire l’ottavo volume della serie di The Last Kingdom!

46125966. sx318 Titolo
Il trono senza re
Titolo originale
The Empty Throne
Autore
Bernard Cornwell
Traduzione
D. Cerruti Pini
Saga
Le storie dei re sassoni #8
Editore
TEA
Pubblicazione
Ottobre 2018
Genere
Storico
Formato

Cartaceo (9,50€) ~ Digitale (9,99€)
Pagine

388
Acquisto
Amazon

Inizi del X secolo. Le forze dei regni di Wessex e Mercia si sono unite per sconfiggere i danesi, ma i regni della Gran Bretagna continuano a essere minacciati dall’instabilità e dalle pressioni dei vichinghi. Quando Æthelred, signore di Mercia, muore senza lasciare eredi, il trono vacante è l’ideale per scatenare rivalità sopite, mentre nuovi nemici si avvicinano dalle frontiere del Nord. I sassoni avrebbero un disperato bisogno di una guida forte, invece continuano a lottare per un trono abbandonato.
Uhtred di Bebbanburg, il più grande guerriero della Mercia, appoggia Æthelflaed, la consorte di Æthelred, come legittima erede al trono, perché sa che anche lei crede nel sogno di un unico regno di Inghilterra. Ma i nobili accetteranno che sia una donna a prendere il potere, anche se è la vedova di Æthelred e la sorella del re di Wessex?

Il signore della Mercia è in punto di morte, ferito gravemente durante la battaglia di Tettenhall contro il danese Cnut, mentre Uhtred lotta contro una ferita che fatica a guarire e che sembra portare il signore della guerra più forte tra i sassoni a un passo dalla sua stessa fine. Ferito infatti dall’arma di Cnut, Uhtred fatica a recuperare le forze perché, secondo una credenza tanto pagana quanto cristiana, la spada sarebbe lo strumento che ha scagliato su di lui un maleficio, il cui scopo è uccidere il paladino dei sassoni, ed è anche la sola che può guarirlo.
Ma mentre lui lotta contro la propria precaria salute, il cugino Æthelred vede la sua scivolargli via, arrivando a morire nel 911 dopo Cristo.
La sua scomparsa mette in subbuglio la Mercia e il Wessex, spinge gli aldermanni alla ricerca di un successore capace di tenere uniti i regni ma anche di non diventare un pupazzo nelle mani di re Edoardo. Tra intrighi, giovani ambiziosi e disposti a tutto pur di mettere le mani sul potere del re, è Uhtred a vedere in modo chiaro chi deve governare in Mercia ed è disposto a tutto per realizzare il suo piano.

«E chi la governerebbe meglio? Il tuo fratellastro o la tua sorellastra?»insistetti.
Lui rimase in silenzio per un po’, ma alla fine la sua innata sincerità gli fece ammettere: «Æthelflaed».
«Sarà lei a governare»

Diviso a metà tra la ricerca della spada di Cnut e il tentativo di far sedere Æthelflaed sul trono di Mercia, Uhtred si adopera per far crescere anche un secondo personaggio che sarà fondamentale per la costruzione dell’Inghilterra: Æthelstsan, figlio primogenito di Edoardo, considerato illegittimo ma in realtà vero erede al trono del Wessex, un ragazzino intraprendente che dimostra già tutte le caratteristiche del buon sovrano che potrebbe essere chiamato a essere (e che sarà in quanto è il primo re a governare su tutti i territori inglesi unificati).
Il trono senza re è l’ottavo volume della serie di Bernard Cornwell e segue un momento cardine che ha fatto la storia, cioè l’elezione di Æthelflaed a signora della Mercia grazie al suo attaccamento ai territori e alla popolazione. La figlia di Alfredo del Wessex si scopre in questo volume come un’abile condottiera, il cui carattere forte permette a Cornwell di dare lustro a lei e, insieme, alle figure femminili della Storia, rendendole partecipi attive degli eventi anche quando le cronache del tempo riportano solo una visione degli eventi maschilista e orientata verso il punto di vista cristiano.

«Inizi con le mosse più facili, quindi», commentai. «Con la giustizia è lo stesso. La decisione che hai preso era facile ed è per questo che ho permesso a te di formulare il verdetto.»
Mi guardò accigliato. «Facile? Decidere di togliere la vita a un uomo? Anzi, a cinque?»
«Erano traditori e reietti. Sarebbero morti in ogni caso, qualunque decisione tu avessi preso.»

È una lettura più “tranquilla” delle altre, con meno battaglie, e forse per questo si legge con più velocità degli altri volumi, ma dimostra comunque la stessa attenzione ai dettagli verso i termini specifici della guerra e di ciò che a essa si collega, a cui aggiunge quel pizzico di umanità e di normalità che la Storia e i grandi eventi del passato di norma non hanno.
Giocando con gli angoli bui del passato, con ciò che non è stato tramandato, Bernard Cornwell mescola personaggi reali e immaginari per ricostruire un ambiente che sa di quotidianità mentre racconta di coloro che hanno reso grande onore sia ai regni sassoni sia a quelli danesi, entrambi protagonisti della storia inglese.

Questo è, per ora, l’ultimo libro che possiedo della serie, ma presto recupererò anche gli ultimi quattro per sapere come andrà a finire la storia di questo guerriero northumbro!

Federica 💋